Le cose non dette, dolenti alle anime inferme ed incompiute. Tanto deboli da temere il volto del male, e di urlarne il nome. Poiché il non detto, ci si illude, non esista. Sino al giorno dell'inevitabile, quando ci domanderemo perché tanto seguitiamo nell'oblio e nel vacuo.

Eppure le coppie non danzano da tempo, e i due mondi (facoltosi ed indigenti) sempre più distanziati da invalicabili muri. La libertà dimentica di farsi guidare da un'uguaglianza supina, divaricata all'inerme resa. La libertà, pertanto ancora, si dona al suo volto inquieto e ingannevole, che rifugge la conoscenza e perseguita la 'delittuosa' autodeterminazione. E tutto diventa disagio, malessere, autoconvincimento, narcisismo manipolatorio. I legami diventano bicchieri di cera, disfatti all'ormai banale ritmo dell'estate.

Giunti a quanto profetizzato, non rimane che ricostruire, partendo dal principio che per essere qualcosa, dobbiamo riconoscere il nostro essere niente, e solo il NOI può risanare le ferite di una terra divelta, prima che a danzare rimangano solo i nostri fantasmi, tra le macerie delle nostre splendide ed antiche città.